JUST DO IT
- Bioatleta
- 9 dic 2015
- Tempo di lettura: 3 min

«Just do It», fallo e basta. Quasi tutti sanno che si tratta dello slogan Nike ideato da Dan Wieden, uno dei maggiori esperti di pubblicità del mondo. E’ la versione leggermente alterata di "Let's do it", le ultime parole di un condannato a morte. Gary Gilmore era stato condannato a morte nel 1977 ed aveva scelto la fucilazione. Davanti ai propri boia, avrebbe affermato: «Avanti, facciamolo». Wieden ha raccontato: «Per me era fantastico, perché le parole di Gilmore erano quelle di un uomo che sa che sta per perdere la propria sfida, ma è pronto ad accettarla».
Un allenamento fondamentale nella preparazione della maratona è il così detto “lunghissimo”. Circa tre settimane fa, mentre mi accingevo a cominciare questo allenamento, il mio compagno di mille e una corsa mi guarda e mi dice: “Tu lo sai che ciò che facciamo non è una cosa normale”, “Certo che lo so” è stata la mia risposta, allora mi ha guardato nuovamente e con gli occhi colmi di grinta mi ha detto: “Bene. Andiamo”
Come si fa a spiegare a chi non corre cosa si prova quando lo si fa, come si fa a spiegare che per un podista non è uno sforzo o un atto di autolesionismo come lo definiscono in molti che ancora non hanno provato.
Correre è libertà, libertà di soffrire per essere felici. Così come la tristezza è necessaria per assaporare la gioia, la sofferenza è necessaria per apprezzare l’essenza della corsa.
Queste riflessioni sono scritte nel periodo appena antecedente una maratona, e le scrivo volutamente in questo momento in quanto non voglio che ne esca il racconto di una gara, ma semplicemente devono essere espressione delle emozioni e dei pensieri che si provano con la corsa.
A questo punto della preparazione si è stanchi. Non si tratta di stanchezza fisica ma di una stanchezza mentale tipica di questa fase, semplicemente non si vede l’ora di correre la maratona.
Il percorso di allenamento che caratterizza la preparazione della maratona è simile alla gara stessa. Quando inizi ad allenarti sai che il tuo percorso sarà lungo e non sai ancora cosa ti aspetta, sebbene lo immagini, perché lo hai già fatto, ma anche se così non fosse lo immagineresti lo stesso perché sai che farai fatica.
Sai che incontrerai soddisfazioni e difficoltà, e il motivo per cui lo sai è perché è ciò che cerchi, perché solo quando le avrai incontrate le potrai affrontare e poi, una volta superate, allora sarai soddisfatto e ti guarderai indietro e ciò che prima sembrava una montagna insormontabile sarà solamente una collina. Ma sarà così perché la guarderai dal lato di chi l’ha superata.
L’arrivo della preparazione della maratona non è il traguardo della maratona stessa, bensì la partenza e la maratona non è altro che il riassunto dei mesi che l’hanno preceduta.
La mente gioca strani scherzi. Una parte vuole che sia finita mentre l’altra vuole che non finisca mai. La parte che vuole tagliare il traguardo è quella che vuole trovare pace, che insegue la felicità ed è quella parte che ti spinge a iniziare a correre. La parte che non vuole finire è quella che sa che quando sarà finita non ci sarà più un obiettivo da rincorrere ed quella che ti dà la forza di godere del piacere della corsa.
Si comincia a correre come si comincia ad andare dallo psicologo, c’è un evento scatenante che ci ha portato a iniziare e a far nascere il podista che è dentro ognuno di noi, ma è solo una conseguenza di qualcosa che è già accaduto.
Pensiero – Emozione – Comportamento, all’infinito.
Ecco perché chi corre continua a farlo, non importa quante maratone abbia corso, non importa quanti traguardi abbia superato, ce ne sarà sempre uno nuovo da mettere nel mirino.
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